Più impegno sull’immigrazione. DOMENICO “MEGU” CHIONETTI, IGOR MAGNI, BRUNO MANGANARO, DOMENICO SAGUATO

Più impegno sull’immigrazione. DOMENICO “MEGU” CHIONETTI, IGOR MAGNI, BRUNO MANGANARO, DOMENICO SAGUATO
20 Settembre 2022 GENOVASOLIDALE - Web

Cara Repubblica,
come riportato nell’articolo a firma di Erica Manna, la campagna elettorale si tiene a debita distanza dalle problematiche legate all’immigrazione. L’esempio eclatante è Ventimiglia. dove i respingimenti della Francia bloccano i flussi migratori. L’emergenza è iniziata nel 2015. ma l’inerzia della politica europea e alcune misure adottate dalle diverse amministrazioni cittadine hanno peggiorato decisamente il degrado e le sofferenze di chi cerca una vita dignitosa. Prima lo smantellamento del campo allestito sul Roja con il risultato che ora i migranti si rifugiano in stazione, sotto i ponti, lungo il greto del fiume o sulla spiaggia. Poi la follia: un’ordinanza del sindaco, in seguito ritirata, che vietava di dare da mangiare ai migranti per strada. A Genova le vicende del Centro di accoglienza al Molo e le proteste di Nervi hanno portato all’attenzione dei media il problema dei minori non accompagnati. Tra le prese di posizione quella di Monsignor Giacomo Martino che propone di far ricorso alle famiglie, possibilmente della comunità di appartenenza: il ragazzo dorme nel Centro di accoglienza gestito da una cooperativa e poi trascorre la giornata dalla famiglia affidataria. Enrico Costa, presidente del Ceis ha sottolineato come servirebbe più personale maggiormente preparato e non improvvisato. E ancora Luca Burioni, insegnante volontario della Rete Immigranti, che denuncia i danni provocati dai decreti Salvini. E poi c’è anche chi applica metodi diversi come Don Mario Canepa che gestisce un Centro con 60 minori: regole ferree, lezioni di italiano, cura dell’orto, calcetto su un campo, niente cellulare. Soluzioni diverse, ma tutte con l’obiettivo di impedire che i ragazzi vengano abbandonati a sé stessi. Luca Borzani, sempre su Repubblica, ci ricorda che bisogna partire “dal fatto che sono in primo luogo minori a cui è stata rubata buona parte della vita. Il non farlo li trasforma in bombe sociali. E serve poco spostarli se non si cambia”. C’è poi un dramma di dimensioni tragiche, in cui le responsabilità dell’Italia e dell’Europa sono indiscutibili. Nel 2021 nel Mediterraneo 32.425 immigrati sono stati intercettati e riportati in Libia. Incarcerati, senza alcun processo e senza mai definire i tempi della detenzione. L’OIM e l’UNHCR denunciano continuamente la guardia costiera libica e i centri di detenzione e ribadiscono “I migranti e i rifugiati riportati in Libia spesso si ritrovano in condizioni inumane e possono essere esposti ad abusi ed estorsioni. Altri scompaiono e sono irreperibili e si teme che alcuni possano essere stati incanalati in reti di traffico di esseri umani”. E’ assurdo pensare che L’ONU con una sua associazione sia riuscito ad entrare nel luogo più pericoloso del mondo, controllato da un esercito invasore apertamente nemico dell’Occidente, Zaporìzhzhìa, ma nessun rappresentante dell’ONU è mai riuscito neppure ad avvicinarsi a uno di questi centri di detenzione. Nel febbraio del 2017 il governo italiano ha firmato un memorandum che sanciva l’aiuto alla guardia costiera libica fornendo risorse tecniche e finanziamenti per 33 milioni. Sono centinaia i milioni stanziati negli ultimi anni dall’Unione Europea, ma manca un resoconto su come vengano utilizzati. I funzionar! libici sono stati indagati per crimini contro l’umanità, il governo libico di Unità Nazionale ha nominato responsabile dei centri Mohamed al-Khoja: il leader di una milizia privata implicata in torture. Nel 2020 la guardia costiera libica ha pensino sparalo e ucciso un giovane recuperato in mare che non voleva “essere salvato”. Eppure il memorandum del 2017 viene sempre rinnovato. Lo scorso luglio le commissioni Difesa e Esteri hanno votato ancora una volta il decreto missioni e quindi anche il supporto ai cosiddetti guardacoste libici. Si tratta di una scelta grave che vogliamo denunciare. Sono necessarie misure che riconoscano il diritto alla circolazione delle persone, che sostengano l’aumento delle quote di reinsediamento e dei corridoi umanitari e garantiscano pienamente il diritto all’asilo. Se le previsioni elettorali si verificheranno, è plausibile che la propaganda si concentrerà sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, mentre inflazione e aumento di gas ed energia elettrica colpiranno duramente le famiglie più deboli. Occorre superare le ingiuste norme legislative a partire dalla Bossi-Fini, valorizzare il ruolo e la partecipazione dei migranti nelle scelte del Paese. L’approvazione dello lus Scholae pur insufficiente rispetto a quanto sarebbe necessario, sarebbe un primo passo verso una vera riforma della cittadinanza e consegnerebbe ai bambini nati o giunti in Italia il diritto di essere riconosciuti legittimamente italiani e italiane. Servirà quindi un impegno sempre maggiore, ma abbiamo un vantaggio: secondo Giuseppe De Rita una grande ondata di individualismo è il vero male, “ma alla fine non mobilita”. La solidarietà attiva e le battaglie sindacali invece mobilitano, creano sinergie, uniscono, sono un forte antidoto contro l’individualismo.
Domenico “Megu” Chionetti, Comunità di S. Benedetto al porto Igor Magni Segretario Generale Camera del Lavoro di Genova Bruno Manganare, Ufficio industria e immigrazione CGIL Genova Domenico Saguato, Genovasolidale