Pubblicato su La Repubblica, il 26 giugno 2022
Uno dei dati più significativi di questa ultima tornata elettorale è l’astensionismo; altissimo a livello nazionale e ancora maggiore a Genova. I votanti sono stati il 44,1%, se poi consideriamo le schede bianche e quelle nulle, hanno espresso una scelta solo il 42% degli aventi diritto.
Sorprendente l’aumento continuo e inarrestabile di questa tendenza. Alle elezioni amministrative del 2002 (eletto Giuseppe Pericu) votò il 67,3%, nel 2007 (eletta Marta Vincenzi) il 61,7%, poi, eletto Marco Doria, si scese al 55,5%, nel 2017 (Bucci) 48,4%, oggi 44,1%. In vent’anni l’astensione è passata dal 32,7% al 55,9%: quasi un avente diritto su 4 è passato dal voto al non voto.
Si parla di apatia, disinteresse, crisi dei partiti e della stessa democrazia parlamentare. Nel campo della sinistra Giordano Bruschi, partigiano Giotto, intervistato da La Repubblica, evidenzia come nel suo quartiere, Molassana, sia andato alle urne solo il 42%: “Quando arrivi a cifre di questo tipo c’è dietro tutta la responsabilità del gruppo dirigente. Le persone hanno perso ogni fiducia, ogni contatto. Lo sbaglio è essere lontani dai territori, dalle persone”.
Donatella Di Cesare pensa che un fenomeno di grande rilevanza come la guerra in Europa abbia inciso persino sulle elezioni amministrative: la posizione favorevole all’invio di armi all’Ucraina potrebbe aver aumentato l’astensionismo nell’area della sinistra.
Michele Serra (L’amaca, 11 giugno 2022) scriveva che non avrebbe ritirato 4 delle schede sui referendum, poiché “questi quesiti superano, e di molto, la mia capacità (e anche la mia volontà) di formarmi un giudizio”. Condividiamo in pieno.
Fermo restando che le elezioni amministrative e i referendum sono due aspetti molto diversi, si può pensare che molti si siano astenuti non avendo la capacità (e la volontà) di farsi un giudizio sulle diverse liste. In passato anche i meno attenti sapevano che c’era una sinistra più attenta al mondo del lavoro e che faceva riferimento all’Urss , un centro moderato rivolto verso gli Stati Uniti e una destra neofascista, in un periodo in cui tutti sapevano cosa era stato il regime di Mussolini. Oggi le differenze sono più difficili da individuare, certamente non aiutano i cambiamenti di posizioni e di alleanze, partiti che in una regione si schierano in modo diverso rispetto ad un’altra. Per non parlare dei molti parlamentari che passano da un partito all’altro, in questa legislatura sono 304 i cambi di casacca, nella saga delle giravolte ci sono 8 parlamentari che hanno cambiato schieramento 3 volte, 2 4 volte e un campione che lo ha fatto 5 volte.
A giugno, quasi in contemporanea con le amministrative, alle Acciaierie di Cornigliano sono stati eletti i rappresentanti dei lavoratori (RSU). Su 972 aventi diritto, i voti espressi sono stati 827, l’85%; tra gli operai il voto è stato ancora maggiore, 86,8%. Una partecipazione simile si è avuta per l’elezione della Rsu della fabbrica Arinox di Sestri Levante e nelle altre aziende genovesi la partecipazione è stata molto alta: Ansaldo Energia 75%, Leonardo 72%, Fincantieri Sestri Ponente 84%. All’ospedale S.Martino ha partecipato al voto per la Rsu il 67% e in quella della Città Metropolitana la partecipazione dei dipendenti è arrivata al 71% mentre la elezione del console Benvenuti ha certificato 86,6% di adesione al voto.
I lavoratori che dovevano eleggere i loro rappresentanti nell’azienda hanno partecipato in modo più che doppio rispetto a quanti dovevano eleggere il presidente del proprio Municipio. Può sembrare semplicistico, ma si è portati a votare quando si pensa che possa servire al proprio lavoro e alla propria vita.
Certamente incide la situazione sociale: al CEP di Prà ha votato solo il 27%.
Chi ha situazioni familiari molto difficili non ha la voglia, il tempo, un atteggiamento psicologico che lo spingano a interessarsi della “cosa pubblica”. Tanto più quando la “cosa pubblica” non parla di salari,pensioni ,precarietà, aumento dei prezzi,servizi sociali. Sentono candidati mai visti negli anni precedenti e nelle resistenze quotidiane al peggioramento della loro condizione sociale. La pandemia ha portato paura, solitudine, povertà. Lo abbiamo toccato con mano nel lavoro di volontariato di Genovasolidale. Molte famiglie sono fragili, smarrite, impaurite: i loro problemi possono sovrastare le loro forze psichiche. Non sono interessate alle vicende dei partiti. Eppure, ecco un paradosso persino difficile da credere, sono disponibili a donare tempo per fare volontariato: il 20% delle famiglie che hanno ricevuto pacchi spesa gratuiti si sono poi
impegnate nel volontariato. Il volontariato è un impegno diretto e credibile, le elezioni istituzionali sono distanti.
Le cause dell’astensionismo sono molte e diverse, le statistiche servono ma si fermano alla superficie. Come sempre grigia è la teoria, verde (e complesso) è l’albero della vita.
Igor Magni Seg.Gen. Cgil Camera del Lavoro Genova
Domenico Saguato GenovaSolidale
Bruno Manganaro Ufficio industria e immigrazione Cgil Genova