La Repubblica, 25 settembre 2023

La Repubblica, 25 settembre 2023
25 Settembre 2023 GENOVASOLIDALE - Web

Bruciati vivi. Cara Repubblica, ad agosto per 5 giorni un incendio ha devastato la regione greca della Tracia. Decine di migranti, tra cui alcuni bambini, che si erano rifugiati nei boschi vicino al confine con la Turchia, sono bruciati vivi. Non ci sono stati né morti né feriti tra i turisti e i greci. Il Corriere della sera del 23 agosto spiegava la strage dei soli migranti con un’unica, laconica frase: “per loro, nel sistema di salvataggio, non c’era traccia”.

In Tunisia, nonostante la temperatura record di oltre 50°, le autorità hanno abbandonato più di 1000 migranti, senza alcun aiuto, nelle zone desertiche ai confini del paese.

Il giornale dei vescovi italiani titolava in prima pagina: “Italia e UE oggi in Tunisia per firmare un accordo sui migranti col presidente Saied. Ma il governo manda i profughi a morire nel deserto e aizza la piazza contro i neri” (Avvenire, 16/7/2023).

Il governo olandese vuole impedire l’accoglienza per le persone scappate dalla guerra in Ucraina che hanno una “nazionalità terza” (non ucraina e non UE). Sono giovani provenienti da Nigeria, India, Marocco, Algeria, Turkmenistan.

L’ONU ha certificato torture e abusi sessuali in 46 pagine acquisite dalla Corte penale dell’Aja. Si accusa la guardia costiera libica di cooperare con i trafficanti dei migranti.  Per l’ONU il sostegno dell’UE alla guardia costiera libica “ha portato alla violazione dei diritti umani”.

In Arabia saudita si spara contro chi cerca di attraversare il confine: sono state confermate almeno 655 vittime uccise dalle guardie saudite tra marzo 2022 e giugno 2023.

Nel Mediterraneo muoiono decine di migliaia di uomini e donne, soprattutto bambini. Spiegano gli esperti che quando si cade in acqua il primo riflesso è inspirare aria. Lo fanno tutti tranne i bambini: bevono, i polmoni si riempiono di acqua, affogano quasi immediatamente.  Quando una barca si spezza o si capovolge i primi a scomparire sott’acqua sono i bambini, i loro genitori difficilmente riescono a salvarli.

Molti adulti prima di affogare non gridano “aiuto” ma urlano il proprio nome: sperano che chi si salverà li ascolti per dirlo alle loro famiglie. Le migliaia di morti nei deserti, nei roghi, sotto le pallottole, nel Mediterraneo comportano decine di migliaia di madri, di padri, di familiari che non sapranno mai se i loro cari sono morti e dove. Chi sta per morire grida il suo nome perché vuole evitare che i propri parenti stiano a cercarlo per il resto della vita e vuole che, nella disperazione, gli sia risparmiata almeno questa pena.

Ma le sofferenze degli immigrati sono anche un business: per le tribù e la guardia costiera libica che ricevono più di 100 milioni di euro ogni anno dall’Unione Europea. I carcerieri dei lager torturano gli immigrati in diretta con le loro famiglie per estorcergli denaro. Guadagnano i controllori delle frontiere: i muri che in Europa nel 2015 erano di 300 km e ora sono più di 2000. Le ONG denunciano le violenze delle forze di sicurezza in Grecia contro gli immigrati a cui hanno sottratto più di 2 milioni di euro in contanti, oltre a telefonini, anelli e altri beni personali.

Uno scafista libico ha raccontato a Repubblica che un viaggio verso l’Italia costa 2500-3000 dinari (740-880 euro) su una barca con più di 50 persone a bordo. La famiglia che può spendere 7000-8000 dinari a persona invece può viaggiare su una imbarcazione con solo una trentina di passeggeri e 2 motori invece di 1, nel caso il primo cessasse di funzionare. Una roulette russa in cui chi ha denaro ha più possibilità di vincere, cioè di vivere. Le probabilità di perdere, cioè di morire, sono ancora maggiori e più atroci per chi non ha denaro. Come spiega l’imprenditore passeur “se qualcuno non ha i soldi, può partire gratis, ma deve procurarci almeno 5 clienti. E poi, se in navigazione ci saranno problemi, dovrà essere il primo a saltare in mare. Non può pretendere di più, viene prima il cliente pagante.”

Su coloro che fuggono da torture, fame e guerre vengono raccontate menzogne che, se non provocassero tragedie, farebbero ridere. Il premier polacco sostiene che le milizie russe potrebbero travestirsi da guardie di frontiera per aiutare i migranti a entrare in Polonia e potrebbero anche addestrarli per attaccare le strutture polacche. Il premier italiano nel suo recente libro denuncia il “disegno” dei globalisti che favoriscono l’immigrazione africana per snaturare l’identità della nazione e portare al ribasso i diritti dei lavoratori italiani. Non spiega chi sono questi globalisti e perché vorrebbero ridurre proprio i diritti degli italiani.

Viene spesso sottolineata l’indifferenza nei confronti delle barbarie del XXI secolo. Sono eventi lontani nello spazio e soprattutto nella psiche. Parole come guerra, tortura, sono difficili da capire emotivamente nel loro vero significato.

Sono eventi lontani, ma oggi a Genova, nella nostra città, poche decine di immigrati fuggiti da guerre e torture, che hanno subito i traumi di un viaggio terribile, vengono “ospitati” in tende che si è cercato di nascondere tra i container e un capannone in una zona dismessa di Voltri. Sono già partite le voci di chi dice “non sono razzista ma…”. Per capire basterebbe ricordare cosa potrebbe dire Forrest Gump: “razzista è chi il razzista fa”. A Genova ogni giorno sono più di 100 i volontari di organizzazioni laiche e religiose che preparano pasti, raccolgono merci davanti ai supermercati, distribuiscono beni di prima necessità porta per porta, insegnano nelle scuole di italiano per stranieri, distribuiscono abiti, aiutano e informano chi cerca una casa. Volontari. È una realtà, uno sprone a non limitarsi a piangere sulle deficienze di una certa politica e a vedere quanto rimane nascosto dietro le apparenze fallaci delle ideologie che spingono alla passività. Oggi la Genova della solidarietà è forte e ramificata. Ha acquisito esperienza e tempra. È pronta ad appoggiare, a difendere, ad aiutare tutti senza distinzione di etnia, nazionalità, religione.

Domenico Saguato

Genovasolidale