Genova, le rape e la solidarietà
I contadini del mio paese dicevano:” Con i bei discorsi non si condiscono le rape”. Ai più giovani voglio ricordare che i loro bisnonni, nei giorni peggiori, cenavano con patate e rape” scube”(senza condimento). E non era una moda alimentare.
I vecchi proverbi sono ruvidi, spesso volgari, ma esprimono verità profonde. Genovasolidale, nata per iniziativa del sindacato (la Camera del Lavoro CGIL), dell’ANPI e del Centro di Documentazione Logos, voleva diffondere i valori dell’accoglienza, della tolleranza e dell’integrazione. Lo ha fatto soprattutto con “i bei discorsi”, che se argomentati sono e saranno sempre utili per contrastare fascismo, xenofobia e razzismo.
Ma col sopraggiungere della pandemia quel vecchio proverbio ci ha ricordato che la solidarietà doveva diventare fattiva. La Lanterna di don Gallo cucina i pasti da portare a 30 famiglie con bambini, ospitate dalle suore del Monastero di via Byron. La Onlus SoleLuna, con sede presso la Stazione Ferroviaria di Cornigliano, prepara cibo da asporto, distribuito nelle case di famiglie bisognose. I Circoli Operai consegnano a domicilio generi alimentari e medicine da Voltri a Pontedecimo, da Busalla al Centro Storico , da Prato a Nervi. E poi ci sono i centri della Caritas, di Sant’Egidio e di molte altre organizzazioni, alcune nate spontaneamente per iniziativa di alcuni privati.
Sono diverse centinaia i volontari impegnati in questa solidarietà attiva. La maggioranza sono giovani, molti i figli di immigrati. Ieri l’incertezza per il futuro cercava un nemico, un capro espiatorio. I mestatori di paura hanno additato la figura dello straniero venuto dal mare. Oggi il nemico è un virus invisibile senza volto. Molti hanno visto i visi sorridenti di giovani immigrati salire le scale per portare medicinali e viveri. Tutti hanno saputo delle organizzazioni laiche o religiose che aiutano” prima gli esseri umani”, italiani e stranieri. Contro questa solidarietà fattiva, nessuno ha rivolto parole di ostilità o di derisione, neppure gli odiatori compulsivi da tastiera.
Il volantino di convocazione dell’Assemblea del 19 ottobre 2017, da cui nasceva Genovasolidale, sosteneva che “la Genova che si è liberata dai fascisti e dai nazisti nel’45,la Genova del 30 giugno 1960, la Genova che inviò una nave in appoggio alla lotta di liberazione del Vietnam, la Genova che conserva il ricordo dei suoi partigiani, dell’irruzione nazista in Sinagoga del 2 novembre 1943 e degli operai deportati in Germania il 16 giugno 1944, la Genova che non dimentica i suoi nonni espatriati in Nord Europa ed in America, la Genova che a Multedo aveva Villa Perla per i figli delle famiglie meno abbienti e le decine di strutture laiche o religiose in difesa dei più deboli” ha nel suo cuore e nel suo cervello la solidarietà. Ma “deve farsi sentire, deve alzarsi in piedi”. Ora l’abbiamo visto, si alzata in piedi e marcia con passo sicuro.
Domenico Saguato